Che succede? Tutto tace, calma piatta, mare calmo… Ma le apparenze ingannano: nonostante le numerose contraddizioni, incoerenze, marceindietro, la talpa avanza. Sta cercando la via più breve e più facile per arrivare «all’osso». Forse comincia ad essere un po’ in affanno sui tempi aggressivi che si era data.
Noi invece non abbiamo fretta. È il motto sul quale riescono ad essere d’accordo perfino maggioranza e minoranza a Vilminore: per ora, niente fretta. L’importante è decidere verso quale futuro andare. E poi salire sul treno giusto, non su quello che ha più fretta di partire. E il futuro giusto è quello che vogliono i cittadini. I residenti, anzitutto, se davvero ci preme fermare lo spopolamento. Senza escludere il parere di chi ama le nostre Valli e le frequenta, ovviamente. Ma bisogna metterli in condizione di conoscere i fatti e di esprimere la propria opinione. Non è così difficile, basta volerlo.
Intanto, il termine di 90 giorni richiesto da RSI per la firma delle convenzioni proposte con la PEC del 27 agosto, è scaduto. Perché? Perché giustamente l’Amministrazione di Vilminore ha chiesto chiarimenti, documenti, integrazioni che non sono ancora pervenuti. Fra cui un misterioso «allegato A» del progetto che nessuno sa dire cosa sia, dove sia, se ci sia…
Vi pare che si possa firmare una convenzione al buio? Una decisione che può (e ha l’obiettivo di…) mutare il corso della storia della nostra valle per almeno 60 anni, si può prendere alla leggera? No. Aspettiamo.
Così il Comune di Valbondione – già designato capofila del progetto, – ha dovuto chiedere una proroga di 45 giorni al termine dei 90 giorni, perché si è reso conto che effettivamente ci sono aspetti da chiarire.
Giusta la fretta di salvare gli impianti di Lizzola, ma mi pare normale che, se la convenzione la deve approvare anche Vilminore, l’Amministrazione locale faccia delle domande e magari ponga delle condizioni.
Nel frattempo qualcuno scopre – quasi per caso – la convenzione relativa al progetto di rifacimento degli impianti di Colere del 2022, (progetto assolutamente cruciale, è il caso di ribadirlo?), con la quale il Comune di Colere ha preso impegni vincolanti con RSI anche su competenze del Comune di Vilminore; senza peraltro coinvolgerne l’Amministrazione, a quanto appare dagli atti.
Al punto G) di quella convenzione si legge che il Comune di Colere (a firma del Sindaco nonché Presidente al tempo della CM di Scalve), concede alla Società RSI…
“la concessione d’uso delle piste da sci facenti parte del demanio sciabile, del Comune di Colere e Vilminore di Scalve, come evidenziato nelle tavole, allegate al progetto di fattibilità tecnico economica, di cui ai P.G.T dei Comuni interessati, incluse le aree individuate nell’allegato [A] (mai pervenuto) alla presente Convenzione;”
Come può il signor Sindaco ‘vendere’ un ‘uso’ che non è suo? E il punto H) successivo, aggiunge che cede anche:
“la concessione d’uso di tutti i terreni di proprietà del Comune di Colere in quota (quale quota?), inclusi quelli siti nel comune di Vilminore per la realizzazione di piste da sci,impianti e l’insediamento d’attività commerciali, oltre a tutti i terreni che confinano o fanno parte del demanio sciabile del Comune di Colere e Vilminore, come evidenziato nelle tavole, allegate al progetto di fattibilità tecnico economica, di cui ai P.G.T dei Comuni interessati, nonché eventuali loro estensioni, incluse le aree individuate nell’allegato [a] alla presente Convenzione;”.
Ripeto la domanda: a che titolo il Sindaco di Colere cede diritti di un altro Ente Comunale? In questa convenzione si mischiano un titolo di pura proprietà catastale, con le competenza amministrative? È, a dir poco, imprudente o impudente farlo senza assicurarsi che il Comune confinante e il collega Sindaco siano informati e d’accordo. Di sicuro è argomento e decisione che avrebbero dovuto passare per il Consigio Comunale di Vilminore. Ma da li non è passato mai.
L’impressione è che si abbia a che fare con i sordi, i muti, i ciechi e, soprattutto, i furbi.
I sordi sono quelli che non rispondono neppure alle richieste di accesso agli atti (non parlo di Vilminore che ha correttamente consentito l’accesso agli atti che sono pubblici). Ma gli altri dovranno pur rispondere, prima o poi!
I muti sono quelli che dovrebbero raccontare ai cittadini che li hanno eletti, come pensano di affrontare la questione di cui moltissimi ormai parlano apertamente. Dovranno anche dire se e come intendano chiedere il parere dei cittadini. O finisce come col Convento che si fa una assemblea pubblica finta e poi si prosegue sottotraccia in altre direzioni come le talpe?
I ciechi sono quelli che, nonostante le evidenze, si rifiutano di constatare il fallimento degli investimenti simili in altri posti. Né si preoccupano del clima, «tanto hanno i cannoni da neve!». E fanno spallucce al fatto che il progetto sia a carico dei contribuenti, cioè soldi anche loro (circa il 70%).
E lo sbandierato obiettivo di fermare lo spopolamento? I ciechi fingono di non capire la contraddizione: l’iperturismo non ferma, ma accelera lo spopolamento, ovunque! I paesi sciabili, hanno sofferto lo spopolamento, come e più di quelli non sciabili. Di ricadute in benessere diffuso, nessuna traccia. Di impatto positivo sulla ripresa delle attività commerciali e i servizi, neanche l’ombra. Per ironia, neanche sulle attività tipicamente turistiche come il settore alberghiero e della ristorazione. Né in Valle, né altrove.
E i furbi? Sono quelli che pensano all’immobiliare e ai grandi lavori, e a come trarne profitto.
La grande truffa del turismo dei grandi numeri è proprio questa: risposte sbagliate a problemi finti ma strumentali ad altri scopi.
Almeno una cosa potrebbe unirci, “noi contrari e voi favorevoli”: vorremmo essere noi cittadini a deciderlo. Vorremmo non dover dipendere da un «banchiere illuminato» per decidere il nostro futuro, e neanche da un circolo filantropico di pochi imprenditori che, sia pure con buoni intenti e con l’Università di Bergamo, ci vogliono spacciare «un nuovo turismo per una nuova abitabilità», o convincerci che “dobbiamo sentirci turisti in casa nostra”. Non siamo «persone svantaggiate» o bambini bisognosi di tutela. Grazie. Siamo cittadini adulti e con diritto di parola, soprattutto quando si spendono soldi nostri ed è in gioco il nostro futuro.
Ecco perché non abbiamo fretta. Sono tante le cose da chiarire che verranno al pettine. E non abbiamo neppure ancora iniziato a parlare di ambiente e di normative italiane ed europee che il progetto NON rispetta.
Verrà il tempo che ricorreranno al mantra «ecco, siete i soliti ambientalisti del No».
Nessun problema. Ce ne faremo una ragione, non è poi un’offesa così grande. Anzi.
Cordiali saluti
Lucio Toninelli
(post pubblicato nel Gruppo FB: Val di Scalve, more than Mountains”)