Delle piste di bob e dei complotti del “NO”

La curiosa vicenda dell’incidente alla pista di bob di Cortina, riassunto in questo articolo del Fatto Quotidiano – LINK – ci ricorda come la discussione in Italia si stia polarizzando sempre di più. Come se ci fosse un’Italia del “SI” che intende fare, realizzare, “migliorare” (come se fare a tutti i costi sia necessariamente sinonimo di miglioramento!) e dall’altra parte un’Italia del “NO”, antagonista, che protesta, si lamenta, che, perdonerete il francesismo, fondamentalmente rompe i “coglioni”. Lo fa manifestando, lo fa volantinando, lo fa fermando quel progresso che in fondo vuole solo portare ricchezza e prosperità a tutti, loro compresi. Questo atteggiamento di protesta può addirittura rendere potenziali “sabotatori”, se non “terroristi”…
Le dichiarazioni di alcuni politici lasciano sbalorditi (citazioni dall’articolo: “All’odio e al livore dei signori del NO…”, “…lo Stato non si fa intimidire”, “…persone che pensavano di determinare un danno all’Italia….”).

A quanto pare, l’indagine è stata archiviata: in un cantiere disseminato di telecamere e ben sorvegliato, anche a causa delle proteste che ne accompagnano la realizzazione, a quanto pare non è emerso nessun dolo. Però ora è il momento di fermarsi un attimo e riflettere.

Una voce contraria è un diritto (…e anche un dovere!) in un Paese con la pretesa di essere democratico; tanto più quando questa contrarietà è accompagnata da motivi fondati e porta alla luce sperperi e scelte illogiche di amministrazioni, che portano denaro prima nelle tasche dei privati che realizzano tali interventi, poi (forse…) qualcosa nelle tasche dei cittadini. Invece quest’ultimo punto viene sempre spacciato per ragione trainante e chi mette in discussione determinate scelte amministrative e/o politiche sembra vi si voglia opporre: chi protesta, manifesta la sua contrarietà ad un progetto, è contro il ritorno economico per la collettività, danneggia il suo paese, da buon “parassita” quale è. Questo è il corto circuito. Ci mancherebbe che in un investimento pubblico non ci fosse un ritorno economico, il denaro è DEI cittadini! E’ nostro, è vostro: ci DEVE essere un ritorno per la collettività, Economico, in servizi, in qualità della vita. Ed è anche giusto che ci lavora abbia il suo margine di guadagno: il lavoro è lavoro. Ma le proporzioni, a volte, fanno sollevare qualche perplessità. Il rapporto investimento/benefici non torna.
Riflettere su come viene investito, verificare la veridicità di ciò che viene raccontato, capire chi e in che proporzione ne trarrà guadagno: tutto questo non è essere “l’Italia del NO”, non è “odiare”, non è “intimidire lo stato”, ma è prendersi cura della propria terra e di chi la vive, riguardarla, proteggerla. Quand’anche venisse a galla che i conti non tornassero, ci si mette di traverso, non si sta a guardare. Si motiva, si indaga, si fa sentire la propria voce. non c’è intimidazione in questo, non c’è odio, non c’è sabotaggio all’”italico progresso”, ma un forte senso di giustizia, che sia uguale per tutti e non su misura per pochi.

Chi adopera il linguaggio citato a inizio articolo vuole intimidire, far passare alcuni cittadini per il nemico che danneggia sé stesso e gli altri, polarizzando il dibattito e lasciando poco spazio alla possibilità di confronto; mettere i cittadini l’uno contro l’altro, questo è fomentare l’odio.

immagine tratta da “Il Fatto Quotidiano”



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